mercoledì 1 settembre 2010

Una grande festa







Domenica 22 abbiamo fatto la benedizione della nuova chiesa di Bunyatenge.
Al mattino, con qualche ospite mi faccio la passeggiata a piedi, qualche altro va in macchina con Giovanni.






Arriviamo alla chiesa e c’è una quantità di gente inimmaginabile…pensiamo almeno 3000 persone!!!
Fin da subito si respira aria di festa, fin da subito è percepibile quanto importante sia questo giorno per la gente di Bunyatenge e Muhanga. Nell’attesa che inizi la messa si fanno un po’ di canti fuori, i bambini scorrazzano, giocano, la gente chiacchiera, freme…

Quando finalmente è stata benedetta la porta e la gente può entrare si scatena una ressa, una calca di gente all’altezza dei migliori concerti…pazzesco come tutti vogliano riuscire ad entrare…e invece la maggior parte sono costretti a rimanere fuori…



Come tutte le feste che si rispettino, occidentali ma anche africane, dopo la messa ci aspetta un buon pranzo preparato dalle mamme e dalle ragazze di Bunyatenge e Muhanga a base di riso, bugali (la polenta fatta a base di farina di manioca), patate dolci, fagioli, cavoli… e carne…



Appena uscita da messa Anna mi saluta e mi chiede di prendere la sua bimba Angela sulla schiena perché lei è stanca di portarla e vuole ritornare a Muhanga. Io sono ben felice di caricarmela sulla schiena e tenerla con me…per oggi è la mia sorellina minore di cui devo prendermi cura, come fanno le sorelle maggiori qui.



Arriva il momento del pranzo e tutti 10 gli ospiti si siedono al tavolo con Giovanni, io arrivo un po’ dopo con la mia “sorellina” e non c’è più posto. Al tavolo di fianco sono seduti i mai-mai (i soldati ribelli congolesi), mi salutano e mi dicono di sedermi al loro tavolo. Io con un po’ di imbarazzo mi siedo con loro, poi una mamma, che percepisce il mio imbarazzo, mi dice di andarmi a sedere al suo tavolo, perciò colgo la palla al balzo e mi siedo con mamma Marasi, un bel po’ di bimbi, tra cui la mia “sorellina” a cui do io da mangiare e un paio di ragazzine. Dovermi prender cura di Angela mi fa sentire veramente molto africana e molto mamma…che bella sensazione!!!



Mi sento molto più a mio agio a questo tavolo che non a quello dei mai-mai o a quello dei wazungu. Mangio con gusto un po’ di tutto, tranne la carne…quella preferisco lasciarla a loro che so che la mangiano molto meno sovente di me. Quando sono in Italia so che non è togliendo il cibo a me che glielo do a loro o alle altre persone nel mondo che soffrono la fame, ma fortunatamente qui lo posso fare e lo faccio con molto piacere, soprattutto quando poi mi regalano un sorriso…
Dopo il pranzo mi fermo con Martino e Antonella per vedere le danze e per stare ancora un po’ con le ragazzine che mi hanno chiesto di rimanere con loro, gli altri tornano in macchina. Finite le danze ci carichiamo i fagotti e ci incamminiamo con le ragazzine sulla strada del ritorno.
Giornata faticosa ma molto molto piacevole…

2 commenti:

  1. Sai ely quanto mi sarebbe piaciuto essere all'inaugurazione della chiesa dedicata al mio santo? Quanto sarebbe stato forte per me essere il wazungu che non ha paura di mangiare le cose cucinate da quella bellissima gente...e come avrei sorriso nel vederti così felice di fare la sorella maggiore, la mamma di quell'angioletto di bimba che ti portavi addosso.
    Mi piace quello che hai scritto a proposito del cibo ma vorrei aggiungere che in Italia o comunque dove c'è ABBONDANZA di cibo, ci sono molti modi per vivere la comunione dei beni, ognuno ne può adottare uno per se stesso.
    Ma uno che deve valere PER TUTTI è quello di non sprecare il cibo...
    Nelle città si vedono sacchetti pieni di pane, pagnotte intere che hanno la colpa di non essere più croccanti come quando sono state appena sfornate, pagnotte che non hanno trovato le bocche "giuste"...intanto, magari anche non troppo lontano da quei cassonetti, ci sono BOCCHE che non hanno trovato PAGNOTTE...
    sono convinto che anche qui in Italia chi vuole può trovare un pochino della tua Africa.
    So che mi vuoi dire che però L'Africa è l'AFRICA...
    Lo so Elisa, l'ho capito nei giorni in cui ho camminato su quella terra, nei momenti che gli occhi di quei bimbi sono entrati nei miei, respirando l'aria che respirano quelle donne che si sbattono per nutrire e veder sorridere i loro figli...L'ho capito da ogni loro CIAO COME STAI?

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  2. Bellissimo percepire la tua gioia per i momenti belli che stai vivendo...
    Bellissimo "sentire" che lì c'è tanta gente che ti vuole bene...
    Bellissimo pensare che anche il Giorgio, in memoria del quale è stata costruita la chiesa di Bunyatenge, da qualche parte sta sorridendo e facendo festa con voi...
    Bellissimo il ricordo che ho di tutta quella gente, mamme e bimbi in particolare...

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