martedì 18 gennaio 2011

A un mese dal rientro... spunti di riflessione

È esattamente un mese che sono ritornata in Italia, dopo l’esperienza di un anno a Muhanga, e le riflessioni sono molte, così come è molta la difficoltà nel riabituarsi alla vita qui ed anche la nostalgia per le persone “lasciate” che mi assale quotidianamente.




È difficile spiegare quello che sto provando, quello che penso, quello che ho trovato qui in Italia e quello che ho “lasciato” a Muhanga; è difficile esprimere tutto l’insieme di emozioni che provo. Mentre ero a Muhanga ho letto un libro di una certa Sabine Kuegler e vorrei usare le sue parole, che ben si adattano alla mia situazione, per cercare di esprimere quello che con le mie parole non sono capace di esprimere.
“Ci abituiamo gradualmente alla nostra vita o, per meglio dire, alla quotidiana sopravvivenza. L’esistenza nella giungla si distingue nettamente dalla vita in Europa. Oggi so che sono due mondi del tutto diversi, due pianeti, anzi, no, due galassie separate.
Ovviamente, sia qui che là vivono persone che devono mangiare, bere e dormire. Tutti abbiamo gli stessi cinque sensi, proviamo amore e odio, mettiamo al mondo bambini e moriamo. Ma le analogie, a mio parere, terminano qui…




La vita qui per me è come un tornado, arriva e mi risucchia, mi prende con sé nel suo vortice di fretta e urgenza, finché arrivo a pensare che il tempo giri più veloce di quanto possa girare io.
Sono circondata da grandi masse di persone alle quali non posso sfuggire… Sono confusa dalle discussioni in famiglia per questioni di soldi, infedeltà, mancanza di amore, dai litigi con i vicini – per cose da niente. Non c’è tempo, soprattutto: non c’è mai abbastanza tempo…




Mi rendo conto che i miei giudizi sono forse troppo sbrigativi e non necessariamente originali, ma ho la sensazione che gli uomini del mondo occidentale vivano in sostanza solo per se stessi, per il loro benessere – senza che riescano a raggiungerlo…
Non voglio condannare in tutto e per tutto la nostra “società del benessere”, ma personalmente nutro l’impressione che ci sia qualcosa che non va con me stessa, che mi manchi qualcosa. Mi guardo intorno nel mio ambiente e mi rendo conto che neppure gli altri stanno meglio di me.
Ovviamente disponiamo di comodità che nel corso degli anni hanno trasformato anche me in una persona viziata: acqua calda corrente, supermercati dove posso comprare tutto ciò che desidero. Elettricità, telefono, televisione, internet…
Eppure a volte di sera mi metto nel letto e mi sorprendo ad avere nostalgia della mia giungla, ne rimpiango il silenzio e la pace. Rimpiango di non poter andare in giro a piedi scalzi, di dovermi vestire e truccare, di avere degli appuntamenti da rispettare. Mi manca svegliarmi la mattina e respirare l’aria dolce della giungla. Sentire sulla pelle il sole che splende sempre, vedere gli alberi sempre verdi e le meravigliose nuvole bianche che lentamente solcano lo sconfinato cielo azzurro.”




Che cosa aggiungere? È tremendamente dura ritornare alla quotidianità italiana ed è ancor più duro cercare di andare controcorrente su certe cose che fanno parte della nostra società. Ora, dopo un anno trascorso a Muhanga, io voglio poter mettere a frutto le cose imparate, voglio riuscire a dare il giusto valore alle cose, voglio cercare di cambiare quello che si può cambiare e portare un po’ di Africa qui in Italia…

Sarebbe stupendo poter vivere anche qui senza tempo, ma purtroppo non è possibile; possiamo però cercare di limitare la frenesia che troppo spesso caratterizza la nostra vita.




Sarebbe bello saper condividere con gli altri quello che si ha per esser felici insieme, invece di volersi godere le cose in solitudine; e questo lo possiamo fare, basta volerlo!




Sarebbe bello poter girare scalzi in totale libertà per le strade, senza sentirsi osservati da tutti e senza esser scambiati per pazzi… purtroppo in questa parte di mondo non è possibile!




Sarebbe bello vivere le cose con più serenità e più ottimismo, invece di imbronciarci ed essere pessimisti alla prima difficoltà; e questo lo possiamo fare, basta volerlo!




Sarebbe bello se tutti quanti ci rendessimo conto e sapessimo apprezzare tutte le cose superflue e non che abbiamo, ma purtroppo in questa parte di mondo tutto è diventato indispensabile, anche cose futili e inutili. E la cosa ancor più grave è che, purtroppo, questa società investe sempre di più su tutto ciò, siamo sempre più convinti che non si possa vivere ed esser felici senza tutte queste cose; eppure vi posso garantire, perché l’ho visto con i miei occhi, che ci sono tantissime persone che, senza possedere chissà quali cose, vivono serenamente, sorridendo ed essendo felici.




Queste mie parole, seppur possono sembrare banali e scontate, credo e spero che possano servire a tutti quanti, me compresa, come spunto di riflessione e, perché no, di cambiamento nello stile di vita. Non vuol essere una predica, non vuol essere un voler insegnare. Non sono parole di una ragazza che si sente “arrivata”, anzi, spero che questo possa essere solo l’inizio!
Queste vogliono però essere parole di una ragazza di 23 anni che, per un anno, ha condiviso tutte le sue giornate con degli amici che abitano a 7000 chilometri dall’Italia e che le hanno insegnato tanto. Una ragazza che vuole, nel suo piccolo, cercare di dar voce a questi amici, perché crede sia giusto e doveroso farlo.




Sono parole di una ragazza che ha camminato per un anno della sua vita con questi amici e che crede di aver bisogno di camminare ancora molto al loro fianco.




Sarebbe bello… tocca a me renderlo possibile oppure no…

3 commenti:

  1. Eli sei fantastca.. penso che chiunque dovrebbe ammirarti!E ti dovrebbero ammirare per la tua forza, per la tua semplicità, per la tua sicurezza, per la tua grinta, per i tuoi valori..hai ragione su com è qui. Io non ho mai girato il mondo ma ho osservato molto bene il mondo dove mi trovo io..e c'è molta fragilità. Molta paura di sentirsi soli in mezzo a centinaia di persone, molta paura di prendersi le proprie responsabilità, molta paura di essere qualcuno..e molto egoismo nel non voler permettere agli altri di esserlo, nel gudicare senza nemmeno provare a conoscere, per poter sentirsi nel giusto. E in tutto questo non posso che dirmi compresa, perchè sono cresciuta in questa casa e ne sono entrata a far parte. Solo di recente però inizio a uscire, a guardarla anche da fuori e mi accorgo che non è così perfetta come sembra.. Ed è qui che però entri in gioco tu:) forse non stravolgerai il mondo, forse molti ti sentiranno senza ascoltarti, ma il tuo sorriso nessuno lo potrà ignorare!perchè è pieno di luce, di serenità:) E sicuramente verrà ricambiato! non perderlo mai quel sorriso!! Io per ora l'ho solo visto dalle tue fotografie, e sono certa che con quello, riuscirai a trasmettere un pizzico di forza e di gioia a molti!
    Buona fortuna!!
    un bacio..spero di riuscire a vederti presto!
    Giorgia

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  2. Grazie zak,
    leggerti è bello perchè le tue non sono parole buttate al vento, non sono parole banali di qualcuno che si sente "arrivato", di qualcuno che vuole fare "la morale" e offrire consigli dall'alto di una posizione. Sono parole dettate dalla tua vita, dalla tua esperienza di un anno a Muhanga. Sono le parole che, prima di venire dalla mente e dal cuore, vengono dalle mani, dai piedi che hanno camminato scalzi per quelle strade lontane 7000 km, sono parole che vengono dal tuo sguardo su quel mondo. Un po' di anni fa lessi un libro che vorrei consigliarti, il titolo italiano è "E venne chiamata due cuori". Marlo Morgan racconta la sua storia di medico statunitense che si trova in Australia ad affrontare un "terribile" viaggio a piedi nudi con una tribù aborigena. Kilometri e kilometri a piedi nudi, passi facendo i quali il suo sguardo cambia, non solo sul mondo che sta imparando a decifrare e conoscere, ma su quello a cui apparteneva, il mondo occidentale.
    Le tue parole mi hanno ricordato quello che anni fa ho letto, scritto da questa bravissima scrittrice.
    E la felicità di avere un'amica come te si nutre sempre di più di queste tue parole. Grazie zak..

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  3. Ciao Zak. bellissima pagina..
    Posso chiederti una cosa, se non è troppo personale: Con che sostentamento economico hai vissuto un'anno lì... cosa fai nella vita per esserti permessa un'anno via dall'Italia e con che tipo di permessi delle Ambasciate e gli stessi abitanti ti hanno lasciato vivere lì.
    Io ho vissuto due anni in Colombia, ma dopo appena 3 mesi che ero lì, l'ambasciata Italiana e Colombiana mi avevano detto che potevo restare lì solo se mi sposavo o facevo vedere di avere un'entrata economica mensile di pensione o attività o quant'altro e quindi mi ero sposato con la ragazza conosciuta prima di affrontare il viaggio e che cmq volevo restare lì.

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