In una sua canzone Guccini dice “un anno è andato via della mia vita” ed è questo che penso tutti i giorni in questo periodo. Ho trascorso qui a Muhanga un anno della mia vita; un anno passato insieme alla gente di Muhanga,
andando ai campi,
giocando con i bambini,
stando a casa a chiacchierare,
andando a lavorare al SALONGO (lavoro comunitario),
stando al dispensario con le infermiere,
passeggiando per il villaggio,
andando a trovare la gente a casa,
aiutando a costruire le capanne,
facendo la scuola di italiano… un anno vissuto senza un lavoro e un ruolo preciso, semplicemente un anno di vita, senza obblighi né scadenze. Un anno passato cercando di entrare il più possibile nell’ottica africana, nella vita della gente di Muhanga. Un anno di vita vissuta in modo completamente diverso da quella che è la quotidianità in Italia.
Ora manca poco meno di una settimana alla mia partenza e sono alla resa dei conti, perciò mi ritrovo a tirare un po’ le fila su tutto questo anno, su tutte le esperienze fatte, su tutto ciò che ho visto e vissuto.Purtroppo partire vuol anche dire dover lasciare, temporaneamente, tutti i legami, tutte le persone conosciute e questa è la cosa più difficile, soprattutto dover salutare certe persone con cui si è instaurato un legame forte.
Partire e ritornare alla vita italiana sarà sicuramente molto molto dura, ma soprattutto penso sarà difficile non poter vedere e stare con la mia gente… Jaqui, Anna, Desanges, Florance, Marasi, Fidelina, Paulina, Leontina, Nzoli, Egide, Bonné, Prosperina, Mwamini, Françoise, Clarisse, Esperance, Machozi, Devotte, Beatrice, Jeannine, Noela… e tutti i bambini.
Tutti i giorni mi dicono che non potranno mai dimenticarsi di me perché ormai si sono abituati alla mia presenza qui al villaggio;
tutti i giorni mi dicono che avranno nostalgia di me, che gli mancherà l’andare ai campi insieme, il chiacchierare insieme, che i bambini piangeranno il giorno che partirò e mi vedranno salire sulla macchina. Spesso mi chiedono perché non metto su famiglia qui, mi costruisco una casa, cerco i campi e… vivo qui con loro… la mia risposta??? È meglio che non ve la dico!!!
Tutti i giorni mi prendono in giro perché dicono che piangerò quando dovrò salutare tutti e qui le persone adulte non piangono in pubblico.
Beh, io non so se la gente sentirà la mia mancanza, se si dimenticheranno di me oppure no, se i bambini piangeranno vedendomi partire, se un giorno deciderò di venire qui e mettere su famiglia... Quello di cui però sono certa è che io il giorno della partenza, se non prima, piangerò; forse, ma dubito, non verserò lacrime, ma sicuramente il cuore piangerà e se verserò lacrime non me ne vergognerò, anche se qui è da bambini piangere in pubblico.
E non me ne vergognerò perché in un anno questa gente è diventata la mia famiglia, ho acquisito tante mamme, tanti papà, tanti nonni e soprattutto tante sorelle e fratelli.
Forse qualcuno si dimenticherà di me, ma sicuramente non certe persone. Anche io forse dimenticherò qualche volto e qualche nome, ma non saranno molti, perché ad ogni volto potrò associare dei momenti passati insieme e questo mi aiuterà a non dimenticare.
Certo che sarà dura, ma devi pensare che tutto inizia e tutto finisce, ma non è detto che non possa ricominciare...
RispondiEliminaLeggendo il tuo bellissimo blog e sentendoti su skype raccontare il tuo anno a Muhanga comprendo il tuo forte legame con quella terra. Certo, non potrò mai capire a pieno. Solo tu sai quanto importante e profonda sia stata e sia tuttora la tua esperienza. Ora sei vicina al momento dei saluti. Ma non essere troppo triste. Il segno che la gente di Muhanga ha lasciato dentro te ti accompagnerà per sempre e penso che ti sarà di aiuto per essere una bella persona dovunque andrai e qualsiasi tipo di percorso farai.
RispondiEliminaUn abbraccio (che non vedo l'ora di darti dal vivo)!
Diri
Amica non temere, niente e nessuno potrà mai farti dimenticare questo anno!!!! Se ti va di piangere, piangi, fai quello che vuoi, ma sempre con la consapevolezza che trasformerai questi ricordi in sale e cemento per tutta la tua vita!!!! Qui ci sono mille persone che cercheranno di farti sentire quella mancanza il meno possibile!!!!!!
RispondiEliminaSono Nadia che anonimo oh!!!!!
RispondiEliminaPer Elisa in occasione della partenza da Muhanga
RispondiElimina“Buon giorno” disse la volpe.“Buon giorno” rispose gentilmente il piccolo principe …” Chi sei ?” domandò il piccolo principe “sono una volpe” disse la volpe. “Vieni a giocare con me” le propose il piccolo principe, “sono così triste …”.” Non posso giocare con te” disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Ah ! scusa” fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: “Che cosa vuol dire “addomesticare”?” ….”E’ una cosa molto dimenticata. Vuol dire creare legami …” “ Certo” disse la volpe. “ Tu fino ad ora , per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzi. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”. ( da Antoine de Saint –Exupéry, Il Piccolo Principe, capitolo XXI).
Cara Elisa, la fatica del distacco è il prezzo che si paga a farsi “addomesticare”, ma creare legali “illumina la vita “ (l’espressione in corsivo non è nostra, ma della volpe)!
Buon viaggio … qui tutti ti attendono anche per festeggiare il tuo compleanno! AUGURIIIIIII!!!
Franca e Michele
Ripeto il pensiero di LENIN.
RispondiEliminaNon leggete il libro di GIOBBE, o i PROFETI, o L’IDIOTA di Dostoevskj, se subito dopo intendete tornare alle vostre mode. Lasciateli piuttosto al futuro oppure al silenzio delle biblioteche.
E ripeto pure un commentino:
"non venite qua in Africa, a Muhanga, se subito dopo intendete ritornare alle vostre abitudini, senza nessun cambiamento… ! stesso modo di vestire, di mangiare, di comprare, di spendere, di relazionare…"
Perché Jaki, Nzoli... ci sono! in quei campi del coltan, e ci son tanti altri...: ora lo SAI sulla tua pelle.
Coraggio, l'importante é questo...
stavo pensando alla frase della canzone di Guccini che hai citato. Per una canzone va bene una frase così, per una riflessione nel giorno del tuo compleanno io scriverei "Ho guadagnato un anno di vita" . Immaginandola come un sentiero da percorrere con una meta da raggiungere ogni km lascia il ricordo di gioie e sofferenze, lacrime e sorrisi,mani,braccia, volti, sguardi... pensieri. Tutte queste cose so che anche qui non ti mancheranno mai ed è bene e giusto sia così. Succede anche a me ogni giorno che ho "guadagnato" più km di te...
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