Dopo un mese di “silenzio”, rieccomi…
Arriva l’estate e in Italia arriva il periodo delle ferie e quindi periodo di ospiti qui a Muhanga. In queste settimane siamo in compagnia di 5 ospiti, tra cui anche i miei genitori…
la casa quando ci sono ospiti è più bella, c’è più vociare, più allegria…quello per cui sono più contenta è che i miei genitori, essendo venuti qui, hanno la possibilità di conoscere la gente con cui condivido i miei giorni, rendersi conto di com’è qui la vita e spero che questo li aiuti a capire perché ho deciso di restare qui un anno.
Finalmente è arrivato il container tanto atteso!!! La fatica di tanti mesi di chi l’ha caricato in Italia, qui è stata fatica di un giorno per tanti ragazzi venuti per scaricarlo…
È incredibile vedere come dentro a quel grande cassone blu siano rinchiuse le speranze di tanta gente…da quelle dei bambini che sperano in qualche bambola o giochino, fino al signore disabile di Butembo, venuto apposta fino a Kimbulu, e rimasto lì pazientemente tutto il giorno, per poi finalmente ricevere la sua nuovissima moto-sedia a rotelle. Che emozione nei suoi occhi quando l’ha vista!!!
In queste ultime due settimane, dopo che i soldati regolari FARDC hanno lasciato Muhanga, purtroppo la situazione è un po’ cambiata…il giorno dopo che i FARDC sono andati via, qui al villaggio sono arrivati i mai-mai e ora è arrivato un altro gruppo di FARDC.
In questi giorni i capi dei due gruppi discutono e cercano una sorta di accordo: mai-mai a Bunyatenge e FARDC qui a Muhanga.
Venerdì mattina siamo andati a Bunyatenge per andare a vedere la chiesa nuova e per far fare una rapida visita per il villaggio agli ospiti. La gente del villaggio, e anche i mai-mai che sono qui, hanno paura perché han sentito la notizia che i soldati stanno arrivando. I negozietti sono tutti vuoti, i mai-mai sono super armati, la gente ha paura e scappa coi i pochi averi avvolti in un fagotto: casseruole, un po’ d’olio di palma, qualche vestito, un po’ di cibo e, chi è più fortunato, un materasso… vedere la gente che scappa colpisce, fa pensare.
Sulla strada del ritorno per Muhanga incontriamo un po’ di gente con i fagotti sulla schiena; ci fermiamo, tiriamo giù il finestrino e gli diciamo di non scappare, di non aver paura perché non c’è nessun pericolo, ma poi sorge spontanea la domanda: come può questa gente non aver paura, non voler scappare, dopo 15 anni di guerra, di fucili, di saccheggi, di violenze??? Con che diritto noi possiamo pensare che questa gente ascolti il nostro consiglio e torni a casa?
La gente ha paura, ma fortunatamente ha anche la forza per andare avanti, perciò il cortile continua ad esser pieno di bambini,
la gente va ai campi,
si fa il pranzo per la festa dei bambini,
si fanno le danze per accogliere gli ospiti,
si fa un pranzo con la gente del quartiere per la festa dell’indipendenza,
si fa la partita di calcio,
i bambini continuano a venire al mattino per prendere la bouille…
bisogna sperare, bisogna non abbattersi e continuare a vivere, anche con tanti fucili attorno.
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