Sono passati molti giorni dall’ultimo mio racconto…un po’ per mancanza di voglia e di ispirazione per scrivere e un po’ per problemi con internet.
A marzo sono venuti per due settimane cinque ragazzi siculi, Alessandro, Giovanni, Francesca, Emiliano e Stephanie…sono venuti per fare un reportage fotografico su Muhanga.
Siamo andati insieme al campo dei militari, a trovare i vecchi sulla collina di fronte, a vedere la scuola, abbiamo festeggiato insieme il compleanno di Giovanni e ogni tanto li aiutavo per fare delle interviste, come traduttrice.
In quei giorni mi sono sentita anche io parte di Muhanga, perché notavo la differenza di atteggiamento che la gente aveva con me e con loro…loro erano ospiti, io…non so dare una definizione!
Andare a trovare i vecchi mi ha fatto un certo effetto...li ho visti, soprattutto le due donne, molto invecchiate rispetto al 2007: sono solo più pelle e ossa.
Il giorno del compleanno di Giovanni abbiamo mangiato insieme alle famiglie che partecipano alla shirika (la riunione che il Padiri fa una volta a settimana, partendo dalla lettura della Bibbia). Le mamme hanno preparato da mangiare, e io con loro, e poi si è festeggiato insieme.
È stato un bel momento di condivisione e per me di riflessione: vedere le mamme portarsi via il cibo, in particolare la carne, mi ha fatto pensare, mi sono fatta un po’ di domande… queste mamme stanno rubando, ma perché? Disperazione? Povertà? Fame? Ingordigia? Scorrettezza? Non so darmi una risposta, forse per tutti questi motivi insieme. L’africano non è diverso dal bianco, perciò anche lui ruba; semplicemente per motivi diversi e cose diverse. Il bianco ruba a questa gente oro, diamanti, coltan, legname e tante altre cose e loro rubano un pezzetto di carne da portare a casa al resto della famiglia…chi è più ladro???
In queste settimane abbiamo avuto ospiti anche quattro dell’ONU venuti per aiutare un soldato rwandese (che si è poi scoperto essere un mai – mai) ad uscire e consegnare le armi e anche il parroco di Mbingi con un suo parrocchiano.
Il lunedì prima di Pasqua io e Giovanni siamo andati a Bunyatenge. I lavori di costruzione della chiesa proseguono e quel giorno si dovevano mettere i charpant, i travi per il tetto…22 metri l’uno! Ci sono moltissimi uomini venuti per dare il loro contributo…un lavoro che in pochi sarebbe stato faticosissimo in tanti diventa “leggero”: è l’ennesima dimostrazione di come l’unione fa la forza!
Mentre Giovanni dirige i lavori io osservo e faccio foto. Penso a come verrebbe fatto in Italia questo lavoro: qualche muratore con il casco, sui ponteggi in ferro e una gru per sollevare i charpant. Qui invece pochi muratori, ma molti uomini forzuti, senza nessun casco, su dei ponteggi in legno tenuti insieme con delle corde e per sollevare i charpant semplicemente dei bastoni di legno, corde e forza di braccia. La SICUREZZA!!!
Anche qui, come in tutto il mondo, abbiamo festeggiato la Pasqua.
Nessun uovo, nessuna colomba, nessuna festa particolare, semplicemente un momento di riflessione attorno al fuoco sabato sera e domenica pomeriggio danze e qualche gioco organizzato per i bambini con qualche vestitino come premio di partecipazione.
A pasquetta nessun pic-nic, ma grande festa di tutto il villaggio per il matrimonio di due ragazzi di Muhanga.
Venerdì partirò per Kimbulu per andare a prendere Antonella e Maura…un po’ di svago, nuovi incontri, una nuova avventura!
Il soldatino (come lo chiami tu) fa proprio un po' effetto! Poi lo faccio vedere a Na!!!
RispondiEliminaCerto che lì le feste assumono un altro significato, forse quello più vero! Sono contenta che tu viva questa bella esperienza, ma fai attenzione.. Testina!!!
Un grande abbraccio!!!
Dany
Fa sempre un grande effetto leggere quello che scrivi, davvero l'Africa con tutti i suoi problemi ti è entrata nel cuore e direi nell'anima.
RispondiEliminaContinua a trasmetterci le tue emozioni, fanno riflettere anche noi.
Un bacione