Ormai sono otto mesi che sono qui e molte volte mi trovo a riflettere, da sola o in compagnia degli ospiti che arrivano periodicamente dall’Italia, su quello che tutti i giorni vivo qui a Muhanga. Quasi tutti quelli che vengono mi chiedono se non mi manca l’Italia, gli amici, la famiglia e tutto ciò che ho voluto lasciare per un anno. La mia risposta è sempre la stessa…certo che mi mancano queste cose, certo che mi manca l’uscire con gli amici, certo che mi mancano tutti i vizi e i lussi che ho in Italia, certo che mi manca la mia sorellina e tutte le persone che ho lasciato, però sono mancanze che supero senza troppa fatica. Mi basta veramente poco per farmi passare la mancanza dell’Italia…esco di casa e trovo tantissime persone che mi salutano sempre con il sorriso, che quotidianamente sanno dimostrarmi quanto sono felici che io sia qui con loro, che sanno farmi tornare il sorriso anche nei momenti in cui sono più triste e più di cattivo umore e questa è la cosa che mi rende felice di essere qui.

Indubbiamente anche qui, come in tutto il mondo, come in tutte le società, ci sono degli aspetti negativi, aspetti che anche io contesto, per quanto possa essere “innamorata” di questo posto: per me è inaccettabile vedere la maggior parte degli uomini che passano le giornate senza fare nulla, o ancor peggio a bere, mentre le loro donne e i loro bambini si spaccano la schiena dal mattino alla sera nei campi e a casa.

Per me è un errore che questi padri siano quasi completamente assenti in casa…un figlio penso abbia bisogno soprattutto della figura materna, ma anche di quella paterna…è straziante per me passeggiare con dei bimbi per il villaggio e incontrare il papà di uno di questi bambini ubriaco…è indescrivibile l’imbarazzo che il bambino prova, la vergogna che ha per suo padre.

Un giorno ero a casa di Leontina, Leopold, Leona, Luange, Sifa, Oscar, Fistò e Usima. Leontina stava cucinando e gli altri fratelli e sorelle erano anche loro a casa, chi giocava, chi stava in cucina a guardare la sorella più grande cucinare.

Arrivo a casa loro e mi fanno sedere in cucina. Dopo un po’ che sono lì e che chiacchieriamo chiedo dov’è la mamma e mi dicono che è ai campi, poi chiedo dov’è il papà e con un po’ di imbarazzo Leontina mi dice che è in casa (dall’altra parte del cortile, perché qui la cucina è a parte dal resto della casa) con degli amici e che stanno bevendo. Mi sento anche io un po’ in imbarazzo…dopo pochi minuti ecco arrivare il padre in cucina completamente ubriaco, che straparla, che dice cose senza alcun senso logico…non so descrivervi la vergogna di tutti i suoi figli ed in particolare di Leontina, la figlia più grande che ha 18 anni…non vedevo l’ora di andarmene e di mettere fine a quel momento, sia per me, ma sia soprattutto per loro…
Purtroppo di episodi simili ne ho vissuti molti, ma fortunatamente non tutti i papà sono così…ci sono sempre le eccezioni come in tutte le cose.
Un giorno ero con mamma al dispensario e c’era una mamma che stava per partorire…era la “moglie” di Musafiri (Kambaletto). Lei era lì al dispensario a partorire da sola, nessun famigliare vicino né tanto meno il “marito”. Uscita dalla sala parto ci saluta, mamma prende in braccio il bimbo e poi facciamo per tornare a casa felici per questa nuova nascita. Sulla strada incontriamo la nonna del bimbo, le dico che sua nuora ha partorito un bel maschietto e lei mi dice di andare a dare la notizia al papà, che sta lavorando alla meccanica. Arrivo da papà, gli do la notizia e gli dico di andare al dispensario per vedere suo figlio e anche sua “moglie”…mi sembra la cosa più normale del mondo, ma non per lui, che scoppia in una sonora risata e mi dice che più tardi andrà…un po’ io me l’aspettavo una reazione del genere, ma mamma rimane di stucco. Per noi è inconcepibile che un padre non abbia la curiosità e la voglia di vedere il suo figlio appena nato, eppure qui è così…
La nonna dopo qualche giorno arriva a casa nostra e mi dice di trovare un nome per il suo nuovo nipotino… ci penso un po’ su e poi lo “battezzo” FEDERICO…
Questi sono solo piccoli aneddoti di vita quotidiana vissuta qui, che però molte volte fanno riflettere…
In queste settimane ci sono qui con noi Federica, Matteo, zia Franca e zio Michele. Inutile dire che la loro presenza mi riempie di gioia!!!

Federica finalmente realizza un sogno coltivato insieme da quando siamo piccoline e diventa, con me, orgoglio per le nostre prof. Patrizia e Lella.
Per loro, come per molti ospiti che vengono qui, è difficile accettare di passare le giornate senza fare niente, o quasi, senza avere nessun lavora specifico da portare avanti e allora abbiamo organizzato i Mondiali di calcio di Muhanga, con tanto di premi e poi un altro bel pranzo per i bimbi, una “gavettonata” con le bombe d’acqua, una visita ai vecchi.

Partecipiamo al SALONGO alla scuola per spostare la terra per sorreggere le fondamenta e i 4 ospiti con Giovanni sono andati a Bunyatenge a fare il disegno per l’altare della chiesa nuova. Niente di speciale, però ribadisco che la cosa bella è stare insieme alla gente; la gente qui non pretende e non si aspetta nulla da chi arriva dall’Italia, sono semplicemente felici di averci qui con loro… e allora Mama Oliva, l’infermiera, mi porta dei cavoli e dei fagioli per ringraziarmi di “aver portato” mia zia qui, Anna regala una gallina a mamma perché si chiama come lei, Kakuire regala una gallina a mamma, papà e Angela perché loro non erano presenti quando lui si è sposato…piccoli gesti, niente di troppo prezioso, ma fatto con sincerità, con amore…

L’altra sera, dopo la preghiera dei bambini, Jaqui viene da me, mi saluta e mi dice che il giorno dopo parte per andare a studiare a Goma e che farà là un anno o due senza tornare qui a Muhanga…la mia reazione la sorprende…mi vengono le lacrime e lei è li di fronte a me che mi da questa notizia ridendo, con il sorriso sulle labbra. Chiedo a Leontina che è di fianco a noi se è vero o se mi sta raccontando balle e lei mi dice “ni bongo!” – è falso – e io sono sempre più confusa; non capisco per quale motivo dovrebbe dirmi una cosa del genere se non è vera e allora vado a casa sua per chiedere alla mamma. Mi sento un po’ ridicola, ma è stata la mia reazione spontanea. Solo dopo ho realizzato la differenza nell’affrontare una separazione: io con le lacrime e lei con il sorriso sulle labbra…dopo otto mesi passati insieme a me sembra normale esser triste e avere le lacrime e per lei è normale ridere…non è un’accusa la mia, solo una constatazione…semplicemente cultura diversa, ma fortunatamente oggi sono ancora qui con Jaqui e con tutti gli altri,

fortunatamente i genitori non l’hanno fatta partire perché la strada per Goma non è sicura e allora io me la tengo stretta questa amica e cerco di non pensare al giorno in cui, per forza di cose, dovrò separarmi da lei e da tutta questa gente…